Come mostra il celebre cartone animato della Pixar “Inside out”, che ha tenuto incollati allo schermo milioni di spettatori di tutte le età, esprimere le proprie emozioni è fondamentale per permettere un’elaborazione degli eventi della nostra vita.
Ed è così che le situazioni piacevoli o spiacevoli che ci accadono nella quotidianità si “colorano” di una vasta gamma emotiva per tracciare in maniera più o meno indelebile i nostri ricordi più significativi.
E sebbene non sia mai stata stilata una classifica di emozioni di “serie a” ed emozioni di “serie b”, siamo socialmente più propensi a mostrare solo le emozioni positive e a mascherare tutti quei vissuti emotivi connotati negativamente come la tristezza e la rabbia.
In realtà, tutte le emozioni sono importanti e sono sopravvissute a migliaia di anni di evoluzione dell’uomo, proprio perché permettono, attraverso un complesso meccanismo ancestrale denominato sistema limbico, di attivare comportamenti di fuga e allontanamento da situazioni di pericolo che potrebbero danneggiarci, aiutandoci a non ripetere gli stessi errori che ci hanno portati a quella sensazione di malessere.
Noi adulti siamo spesso a disagio a mostrare le emozioni negative e inevitabilmente lo trasmettiamo ai nostri figli. Capita allora di notare al parco una mamma che consola il figlio appena caduto dicendogli “non piangere” oppure di vedere un papà rimproverare il bambino a cui hanno appena strappato di mano un giocattolo, dicendogli “non è il caso di arrabbiarsi così!”.
Queste e molte altre espressioni comunicano implicitamente al bambino che è sbagliato piangere, arrabbiarsi, preoccuparsi, con la conseguenza che ogni volta che prova una di queste emozioni sente di sbagliare.
Nella mia pratica clinica mi occupo spesso di bambini con difficoltà comportamentali e di controllo emotivo con forti esplosioni di rabbia, e alla base di queste problematiche emergono sentimenti di frustrazione e isolamento causati dalla fatica di esprimersi e trovare comprensione.
Un sentimento di rabbia incontrollato può manifestarsi, infatti, attraverso modalità d’interazione aggressive nei confronti dei compagni e delle figure educative adulte, con la convinzione di essere sbagliati o addirittura cattivi.
E’ quindi importante aiutare il bambino fin da piccolo a riconoscere e comunicare il proprio stato emotivo, guidandolo verso modalità di comportamento più adattive e funzionali alla situazione.
In questo modo gli insegniamo a comprendere che la rabbia è un sentimento legittimo e che non esistono bambini cattivi, ma solo bambini molto arrabbiati.
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