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Immagine del redattoreAlice Panicciari

Divorzio breve consensuale: mediazione psicologica



Il divorzio breve è una nuova modalità prevista dalla legge 55/2015 che riduce a 6 o 12 mesi il tempo di separazione necessario per poter poi chiedere il divorzio.


La riforma sul “divorzio breve” ha rappresentato un grande cambiamento culturale per la società italiana e per tutte le coppie che desideravano mettere “velocemente” la parola fine alla loro unione per rifarsi una nuova vita e, già pochi mesi dopo la sua promulgazione ha portato ad un vero boom di nuove cause di divorzio.


Prima quindi per divorziare erano necessari tre anni, un tempo forse troppo lungo ma comunque utile a fare i conti con il passato, lasciarsi alle spalle ricordi ed emozioni ed elaborare il “lutto” della fine di una relazione.


Oggi si fa tutto in fretta. In sede giudiziale basta 1 anno per porre fine al matrimonio e il termine decorre già dalla comparsa dei coniugi innanzi al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale. Tale termine di un anno si riduce, ulteriormente, a sei mesi, secondo il nuovo testo dell’art. 3 lett. b), n. 2 della l. n. 898/1970, nelle separazioni consensuali e ciò indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Rimane valido il requisito della mancata interruzione: la separazione deve rimanere priva di interruzioni. Invece, per quanto riguarda lo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi, precedentemente previsto con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione, esso è anticipato al momento in cui il presidente del tribunale, all’udienza di comparizione, autorizza la coppia a vivere separata (per le separazioni giudiziali), ovvero alla data di sottoscrizione del verbale di separazione omologato (per le consensuali)


Ma la psiche ha davvero questi tempi così calcolati e veloci quando ha avuto a che fare con un sentimento reale?


Il conflitto tra i partner durante la separazione può mutare drasticamente gli equilibri e gli assetti psicologici nonché avere gravi conseguenze sullo sviluppo psicofisico dei figli. Il degrado delle relazioni interpersonali nella separazione deve essere ridotto al minimo al fine di consentire una “separazione con rispetto”: la mediazione familiare è uno degli strumenti che gli ex partner possono impiegare per essere loro stessi sereni artefici dell’accordo di separazione.


La mediazione familiare non è uno strumento per impedire la separazione, al contrario è uno strumento atto a facilitare e contenere entro limiti “civili” la separazione dei coniugi. Lo scopo dell’intervento è destinato alla creazione ed al mantenimento di un contesto in cui siano gli stessi coniugi a costruire l’accordo di separazione in modo che, in presenza di prole, il passaggio da coppia coniugale a coppia genitoriale avvenga senza un livello troppo elevato di conflitto.


Attraverso una serie concordata di incontri ed in un tempo il più possibile breve, lo psicologo mediatore familiare crea le condizioni affinché i coniugi identifichino le criticità che impediscono il raggiungimento dell’accordo di separazione e fornisce gli strumenti affinché gli stessi giungano a costruire autonomamente accordi sostenibili e soddisfacenti che dovranno essere compatibili con le disposizioni di legge e soggetti a giudizio di validità da parte del giudice.


Il contributo è del Dr Michele Piccolin, psicologo, perfezionato in psicologia e neuropsicologia forense, Perito e Consulente Tecnico per la Procura della Repubblica, per il Giudice di Pace e per il Tribunale Civile e Penale di Bolzano e Trento. Consigliere Ordine degli Psicologi della Provincia di Bolzano, Esperto del gruppo Alienazioneparentale.it

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